DINO TOMMASI A SCHIO

  • 3 Aprile 2023
Vicinanza all’azione, prevenzione, cura dei dettagli, carisma e rispetto di tutti e di sé stessi: l’ex Presidente del CRA Veneto ha illustrato, in occasione della RTO di lunedì 20 marzo, la sua ricetta per una corretta gestione della gara.

L’incontro ha rappresentato per gli associati di lunga data della “Aldo Frezza” l’occasione di rincontrare un amico, per i giovani l’opportunità di conoscere un ospite di grande carisma ed esperienza.
Dino Tommasi di Bassano del Grappa, ex arbitro di spicco in Serie A con oltre 50 gare dirette nella massima serie, dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente degli arbitri veneti nel quadriennio 2016-2020 e quello di Responsabile della Commissione Arbitri Interregionale è oggi Componente della Commissione Osservatori Nazionale per gli arbitri CAN D (C.O.N. Dilettanti).
Tommasi ha voluto, su invito del Presidente sezionale Michele Dalla Vecchia, incentrare la sua lezione tecnica sul tema della gestione delle proteste, analizzando quali siano gli atteggiamenti più corretti che un direttore di gara debba assumere in campo e fuori con dialettica e personalità.
In questo percorso di circa 60 minuti, gli arbitri della Sezione sono stati accompagnati dalle citazioni e dagli esempi di alcune figure guida ben note tra i fischietti vicentini quali il compianto Luigi Agnolin (come Dino Tommasi, della Sezione di Bassano del Grappa, e da quest’ultimo definito “uomo per indole autoritario ma dotato di grandissima personalità e in grado di farsi sempre accettare”) e lo scledense Daniele Orsato.
Dino Tommasi, grazie alla sua trentennale esperienza, ha voluto prima di tutto sottolineare che “le proteste si evitano non dal primo minuto, ma già dall’arrivo all’impianto di gioco. Da come si saluta il custode, come ci si presenta ai dirigenti e poi ai calciatori durante gli appelli. Nello spogliatoio delle squadre, si parla degli arbitri. E le varie componenti parlano tra di loro: si dicono se quel giorno ci si trova di fronte “a uno sveglio o meno”.
Così come i primi minuti di gioco saranno quelli dove incidere maggiormente sul temperamento dei giocatori. “Occorre saper prendere la prima protesta. Ma non quella eclatante, i piccoli cenni. Occorre far capire che si è sul pezzo, i giocatori devono sentire il fiato sul collo. Non lasciamo passare i sassolini, che poi diventano pietre, macigni ed infine un Everest.” I primi dissensi (di fronte ai quali “si deve dimostrare a tutti di essere lucidi e sul pezzo”) vanno fermati sul nascere.
Ciononostante, la personalità dell’arbitro non sempre potrebbe bastare anche perché “i giocatori accettano le decisioni se si è vicini all’azione. È difficile farsi accettare se si è a 50 metri, anche se si ha carisma. Prima di tutto quindi serve correre e fischiare. Che è quello che la gente si aspetta a maggior ragione nelle categorie provinciali e regionali”.
E poi è necessario affinare la capacità di essere e rimanere sereni durante la gara. “Sereni ma non molli”. A volte la serenità porta fermezza decisionale ed è fondamentale acquisire la capacità di saper difendere sempre le proprie decisioni, rispettando gli altri e pretendendo il rispetto reciproco. Prendere provvedimenti se necessario. “Occorre inoltre affinare costantemente le proprie capacità comunicative, evitando di urlare e di confondere autorevolezza con autoritarismo”.
“I giocatori devono sentirsi tutelati e sentire al loro fianco un arbitro sereno. Ci possono essere varie strategie comunicative (ad esempio Orsato e Rizzoli hanno notoriamente approcci assai diversi tra loro), ma l’importante è che il Direttore di gara metta in campo il suo modo di essere, senza forzature o atteggiamenti innaturali che finiscono per essere subito percepiti come tali. Occorre saper comunicare essendo serenamente sé stessi”.
Come rimarcato dall’ospite, ogni gara ha momenti chiave in cui l’arbitro deve saper incidere con prevenzione, giusti richiami e motivati provvedimenti disciplinari.
Particolare attenzione va posta sulle “fasi confusionarie a gioco fermo”. “Essere attivi anche a gioco fermo, prevedere ed anticipare le varie situazioni. Si può parlare ai giocatori: ci sono arbitri che parlano continuamente, anche anticipando le conseguenze delle loro azioni. Con le panchine è più semplice. Non sono sempre vicine. Richiedono meno dialettica. Alla prima parola sopra le righe si va da loro per evitare atteggiamenti che superino il limite di tolleranza e poi eventualmente si adottano provvedimenti disciplinari. Una panchina serena si riflette sui giocatori in campo”.
Ultima riflessione della serata incentrata sulle figure del capitano e del portiere, talvolta erroneamente convinte di essere maggiormente immuni da sanzioni per proteste o di essere tenute a “parlare” da enormi distanze, chiarendo come le loro particolari prerogative in campo non si tramutino in uno status privilegiato.
“Gli arbitri sono chiamati per primi ad operare in modo tale da rendere la gara tranquilla e serena, portando i giocatori dalla loro parte ed evitando di assumere a propria volta atteggiamenti provocatori e supponenti”.
Un incontro – quello con il Componente nazionale – estremamente formativo dunque, anche alla luce di situazioni spiacevoli di tensioni e proteste a cui anche gli arbitri di Schio sono andati incontro nelle ultime settimane. Magari meno eclatanti di quelle salite alla cronaca nazionale, ma sicuramente la spia di un nervosismo non più così latente in un contesto sportivo e che a volte rischia di essere tutt’altro.